La Cappella del Rosario
La Congrega del Rosario del Santuario della Madonna dell’Arco ha origini molto lontane, fu istituita nel 1585 nella piccola cappella costruita alle spalle prima ancora della fondazione del santuario e dell’arrivo dei frati domenicani. Nel primo manoscritto sulla storia del santuario dell’Arco di fra Arcangelo Domenici del 1608 al riguardo della Cappella in cui si riuniva la Congrega del Rosario si legge: “Hor questa sacratissima confraternita vent’anni a dietro stava (come sanno tutti di questo paese) dove stava l’anni passati l’altare maggiore detto la Concezione in quella piccola chiesa dietro alla cappella della Madonna santissima, quale è stata poi dalli padri levata via per ampliare la chiesa nova”. Grazie ad un documento del 1613 siamo a conoscenza che la comunità domenicana di Madonna dell’Arco decise di affidare la cappella del Rosario ai confratelli della Cappella perché la utilizzassero esclusivamente come oratorio: «ad uso esclusivo di oratorio fino a quando la Congrega non avesse eretto un oratorio proprio in luogo da destinarsi». Sappiamo che nel 1650 il direttore spirituale della Congrega del Rosario era fra Angelo Fusco di Caserta. Nel 1715 venne seppellito nella Cappella del Rosario Domenico Sanseverino e nel 1729 vennero sepolti Gioacchino Girolamo Sanseverino e Santolo Sanseverino. Che si trattasse di un’istituzione consolidata e di una certa importanza ne danno testimonianza le tre meravigliose opere d’arte commissionate dai priori della Congrega: Domenico Papacciolo fece affrescare la volta della cappella, infatti, nella dicitura posta sull’affresco della volta, si legge: “Ex devo.ne Ioa/Baptistae Vitromon A.D. 1719. Tempore prioratus Dom.co Papacciolo”; Crescenzo Sanseverino fece realizzare l’altare in marmi policromi, nello zoccolo, sotto il paliotto dell’altare è incisa la seguente scritta: Tem. Prior. Crescentii Sanseverino et Dominici Piretta Procu. Anno D. 1760; Francesco Piccolo commissionò la tela della Madonna del Rosario di Giacinto Diano posta sull’altare, e sulla tela stessa è scritto: “ex devo. Conf. Priore Franc. Piccolo Anno 1762”. Nel 1782 nella Cappella del Rosario del santuario venne sepolto il nobile Luca Francesco Sanseverino, cugino di primo grado del priore della Congrega, Crescenzo Sanseverino. Inoltre sappiamo che Luca Francesco era maritato con Elena Papacciolo figlia dell’altro priore della Congrega del Rosario Domenico Papacciolo. La grande carenza di documenti, non ci consente di dare una trattazione organica di quanto è accaduto nel corso dei secoli. Durante il periodo della soppressione religiosa napoleonica e dell’Unità d’Italia che ebbero un grave riflesso sulla vita del Santuario sopra la cappella del Rosario furono costruite abitazioni private addossate al santuario ma nel settembre del 1961 furono acquistate dai frati del santuario e, successivamente nel 1968, demolite per rimettere in luce la linea architettonica dell’edificio sacro. Fu fatto un nuovo solaio di calpestio, dotato di un pavimento in marmo raccordato con quello del santuario; furono rifatti gli infissi alle finestre dotati di vetri policromi; furono restaurati gli stucchi ridando all’ambiente l’antico decoro e dignità.
Il santuario custodisce dei cimeli di notevole pregio dell’antica Cappella del Rosario: il baculum o bastone del priore con il pomo in argento cesellato con la Madonna del Rosario in rilievo, alcune mantellette o mozzette in tessuto nero, finemente ricamate in filo d’argento e i medaglioni dei confratelli della Congrega in argento che riproducono la Madonna del Rosario. Il 13 aprile 1981 nella cappella del Rosario furono sistemati in un monumento funebre i resti mortali di fra Raimondo Sorrentino, rettore del santuario e restauratore della Provincia domenicana di Napoli. Dal 1993 per conformarsi alle nuove disposizioni liturgiche la cappella fu destinata all’adorazione del SS. Sacramento, in questa occasione fu completamente restaurata e fu realizzato un maestoso tabernacolo. Il 25 marzo 2011 sempre nella cappella del Rosario furono sistemate in un monumento funebre le spoglie mortali di fra Mariano Nazzaro, emerito rettore del santuario.